Energia: fusione, completato l’assemblaggio con tecnologia made in Italy del cuore della macchina JT-60SA in Giappone

Roma, 15 novembre 2018 – È stato completato in Giappone l’assemblaggio del sistema magnetico toroidale del reattore sperimentale a fusione JT-60SA, ovvero il “cuore” dell’impianto, grazie alla fornitura di 20 bobine altamente tecnologiche, 10 delle quali realizzate in Italia. L’annuncio è stato dato nel corso di un evento presso la sede dell’ENEA a Roma, in cui è stato illustrato nel dettaglio il contributo tecnologico italiano a questa nuova generazione di macchine per la fusione nucleare, che accenderà il primo plasma nel 2020.
Il reattore JT-60SA è stato realizzato nell’ambito dell’accordo di cooperazione scientifica Broader Approach tra Unione europea e Giappone, che ha visto ricerca e industria italiane in prima linea nella realizzazione della componentistica hi-tech. Un risultato reso possibile dalla sinergia tra ENEA e Consorzio ICAS, di cui l’Agenzia è coordinatore, le aziende Walter Tosto, OCEM Energy Technology, Poseico e ASG Superconductors della famiglia Malacalza (nel cui stabilimento di Genova sono state assemblate le bobine) e il Ministero dello Sviluppo Economico, che ha finanziato l’intera fornitura attraverso la Ricerca di Sistema Elettrico Nazionale.
Le bobine superconduttive rappresentano un’opera di ingegneria dalle caratteristiche uniche, a partire dalle dimensioni: 16 tonnellate di peso per 8,5 metri di lunghezza e 4,5 m di larghezza. E proprio grazie a questi componenti italiani e a quelli realizzati in Francia dal CEA, l’impianto euro-nipponico potrà riprodurre la stessa reazione che alimenta da miliardi di anni il Sole e le stelle; il nuovo sistema magnetico, grazie alla superconduttività, sarà infatti in grado di contenere il plasma alla temperatura di 100 milioni di gradi centigradi per produrre energia inesauribile e sostenibile a livello ambientale. Oltre alla fornitura delle bobine italiane e di 20 casse di contenimento (utilizzate per tutte le 20 bobine, anche per quelle prodotte in Francia), l’ENEA insieme ai partner italiani si è occupata per Broader Approach della progettazione e della realizzazione di altri componenti di grande interesse tecnologico e industriale del tokamak, come il sistema di alimentazione; inoltre, ha partecipato alla progettazione e realizzazione della sorgente neutronica IFMIF (International Fusion Materials Irradiation Facility), che grazie a un intenso flusso di neutroni ad alta energia (fino a 14MeV) permetterà di testare i nuovi materiali per i reattori a fusione. E proprio questa “ciambella” hi-tech sarà il cuore dell’esperimento euro-nipponico per l’energia da fusione che preparerà la strada a ITER, il reattore sperimentale in costruzione in Francia che entrerà in funzione nel 2025 grazie alla collaborazione tra Unione europea, Stati Uniti, Russia, Giappone, Cina, India e Corea del Sud.
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