Progettazione strutturale e progettazione funzionale
N. 62 – maggio/giugno 2014
«Simulazione a tutto tondo, quindi, perché oggi si può simulare quasi tutto ed è molto conveniente farlo e domani, forse, il “quasi” sparirà».

È da parecchio tempo, ormai, che la figura dell’ingegnere seduto dietro al tecnigrafo intento a progettare una macchina disegnandone e calcolandone ogni singolo pezzo è stata sostituita da gruppi più o meno numerosi di persone altamente qualificate. E questo perché oggi la necessità di approfondimento e la specializzazione richiesta non possono essere curate da un’unica persona.
Per citare un esempio tratto dalla Formula Uno, la progettazione della sospensione di una monoposto nasce dall’impostazione generale della vettura, e questa a sua volta ha radici nella meccanica del veicolo, nell’aerodinamica e nel regolamento; tralasciando gli aspetti non tecnici, potremmo raggruppare sotto il nome di “progettazione funzionale” tutte le attività volte all’ottenimento della migliore efficienza possibile in termini di funzionalità della sospensione: simulazione del comportamento dinamico del veicolo, mediante software commerciali o sviluppati in proprio, al fine di determinare il miglior passo della vettura, la miglior posizione del centro di rollio e i livelli ottimali di antisquat e di antidive, solo per citare alcuni parametri. Poi però bisogna fare in modo che i vari elementi della sospensione siano in grado di resistere alle forze che li sollecitano e che si deformino il meno possibile, ma compatibilmente con una massa contenuta; tutto questo fa parte della “progettazione strutturale”, insieme alla scelta dei materiali più idonei per ogni singolo componente, da quelli omogenei e isotropi (leghe leggere di titanio e alluminio, ma anche acciaio e magnesio) a quelli compositi (fibre di carbonio annegate in una matrice plastica).
Le interazioni e le sovrapposizioni tra le due aree sono continue, ma non si può prescindere dall’avere in ciascuna di esse degli specialisti altamente qualificati nella loro sfera di competenza perché, oggi molto più di ieri, gli strumenti di simulazione sono talmente evoluti, potenti e semplci da usare che il rischio di ottenere risultati irrealisitici è molto elevato e solamente una solida preparazione di base e l’esperienza acquisita in una specifica disciplina possono mantenere in carreggiata i progettisti.
Simulazione a tutto tondo, quindi, perché oggi si può simulare quasi tutto ed è molto conveniente farlo e domani, forse, il “quasi” sparirà.
L’ingegnere cui si accennava all’inizio ha quindi ai giorni nostri assunto il ruolo di coordinatore, di chi sa poco di tutto perché oggi non è possibile sapere tutto di tutto, di chi deve osservare il progetto con occhi trasparenti, né miopi né presbiti, lasciando i dettagli agli specialisti di ogni ambito, ma guidandoli nel raggiungimento del miglior compromesso possibile e, perché no, invitandoli a tornare sui loro passi quando appare chiaro che la strada intrapresa non porterà lontano.
— Claudio Gianini